Come non lasciare il cuore in Provenza, cantata dai trobadours medievali? Tra natura incontaminata e villaggi arroccati, la vita segue ritmi antichi. I profumi seducenti della macchia mediterranea e della lavanda trasmettono quiete e serenità, mentre la dolce fragranza delle baguettes francesi e dei formaggi locali ci inebriano i sensi. Finalmente partiamo per i nostri due giorni in Provenza, con un itinerario di viaggio che cura anima e corpo.
Partiamo per un indimenticabile itinerario di due giorni in Provenza!
Il nostro viaggio On The road tra Francia e Spagna è iniziato. Abbiamo già superato Aix en Provence e un cartello ci avvisa del nostro arrivo nel Parco Regionale del Loubéron. A metà giornata, finalmente ci addentriamo nel cuore della Provenza, nel grazioso dipartimento della Vaucluse!
Non ci vuole molto per innamorarsi della Provenza. È bastato il primo giorno, fin da quando percorriamo la stradina dalle case color pastello di Lauris, costeggiata da tavolini variopinti ed edera rampicante.
Incontriamo subito Maria, un’esuberante oste piena di energia. Alloggeremo nel suo appartamento di Lauris, e ora ci accoglie con gioia e vitalità. Le sue chiacchiere calorose ci fanno sentire subito a casa, ma non ci fermiamo molto, e partiamo immediatamente per il nostro itinerario.
Itinerario in Provenza: Primo giorno
I meravigliosi scenari provenzali ci regalano colline, vitigni variopinti dei colori sgargianti dell’estate. Incontriamo vecchie cantine isolate nel verde e grandi case coloniche in onore dell’enogastronomia della regione. Tutto questo mi ricorda un po’ la nostra Toscana. La tranquillità dei villaggi provenzali riporta alla quiete e al buon vivere dei borghi del Chianti. Ma la Provenza non è imitabile, è unica.
Lourmarin
Non dobbiamo fare molta strada per arrivare a Lourmarin, il regno degli artisti. È considerato uno dei borghi più belli di Francia, il perfetto scenario di una cartolina provenzale. Purtroppo in luglio i campi di lavanda sono ormai sfioriti, ma al nostro arrivo troviamo un animato paesino costellato di cafè e tavolini all’aperto dall’allegra clientela francese. Finestre in legno colorato si spalancano sopra di noi, botteghe artigianali e atelier artistiche sprigionano la loro creatività.
Eh sì, ripenso agli antichi trobadours provenzali e realizzo come questa terra sia ancora stimolo di fantasia per molti artisti moderni. Si riesce a fantasticare, immaginare, e viaggiare col pensiero, circondati da un’immensa dolce armonia. Ecco forse perché Albert Camus decise di farsi seppellire qui a Lourmarin, in cima ad una incredibile collina di quiete.
La tranquillità ti avvolge. Ce ne rendiamo conto quando, da Rue Henri de Savornin, il lungo viale
centrale, imbocchiamo incuriositi un cunicolo laterale. Abbandoniamo la
scoppiettante folla turistica e ci immergiamo nel verde della campagna
provenzale. Ora esistiamo solo noi.
Da qui possiamo ammirare da lontano il castello rinascimentale di Lourmarin, su una collinetta staccata dal paese. Ci avviciniamo sempre di più e notiamo come in realtà si componga di due castelli, il vecchio e il nuovo. Ma è un altro particolare che desta subito la nostra attenzione. È l’enoteca del castello, Les Caves du Château, dove si stanno degustando dei vini di propria produzione accompagnati da aperitivi allettanti. Così ci viene subito un’idea!
Ci dirigiamo verso “La maison du
Gibassier”, l’unica panetteria del centro, dove acquistiamo una deliziosa
baguette appena sfornata e imbottita di prosciutto. Ora sono veramente
soddisfatta e la nostra visita a Lourmarin si conclude sulle note di una dolce
scoperta: il gibassier, la tipica galette provenzale all’olio d’oliva fruttato.
Bonnieux
Imbocchiamo la strada per Apt e puntiamo sempre più a nord,
in direzione Bonnieux! Il borgo provenzale si erge su più livelli dell’altopiano
nord del Loubéron. Con uno sguardo di
complicità si specchia nel paesino di fronte, Lacoste. È stata Maria a
consigliarci la visita al borgo arroccato, e ci ha lasciati piacevolmente
sorpresi.
Le casette color rosa pastello sono addossate l’un l’altra e seguono dolcemente l’andamento della collina. Anche se Bonnieux è un continuo sali e scendi tra le strette viuzze, il suo lato pittoresco è inevitabile. Affacciata alla valle del Loubéron, respiro a pieno l’aria pura della natura incontaminata.
Non faccio in tempo ad assaporare il momento, che un fragrante profumo di pane mi invade le narici. Proverrà dal Museo della Panetteria o sarà solo un’illusione? È una vecchia dimora che magicamente racconta la tradizione del pane provenzale.
Non ci fermiamo molto, ma ci rimane il rimpianto di non
essere saliti fin sù all’Eglise de Haut. Da lì, il punto più alto del paese,
avremmo potuto ammirare un panorama mozzafiato, fino ai confini delle terre
provenzali, mi dissero. Da lontano avremmo notato la fitta foresta di cedri, i vigneti,
i frutteti, ma anche tre piccoli puntini, riconosciuti come i paesi di Gordes,
Roussillon e Lacoste.
Sulla strada per Apt
Non si dimenticano facilmente i paesaggi della Provenza. Niente fabbriche, grattacieli o smog, nemmeno il minimo frastuono del traffico. In mezzo alle solitarie vallate verdeggianti, tra alberi di ulivi e vitigni dalle uve color rubino, odiamo l’echeggiare delle cicale, simbolo della mia amata Provenza.
Nel torrido luglio, i campi sono arati e diversamente coltivati. Qualche mese prima ci saremmo affrettati verso Plateaux de Boux a fotografare i campi di lavanda, ma ora ci fermiamo tra i vigneti per goderci il momento di pace. Non c’è nulla intorno a noi e per un attimo dimentichiamo l’esistenza del tempo. Mi sento così libera e senza vincoli. È questo l’effetto della vecchia amica Provenza.
Siamo arrivati tardi ad Apt, il paese della frutta candita.
Ormai il sole è calato e le serrande dei negozi sono abbassate. Ammiriamo le
tante vetrine delle confiseries soltanto dall’esterno. È qui che si trova la
più grande fabbrica di frutta candita del mondo, la Confiserie Kerry Aptunion.
Ma, come sempre, conserveremo il meglio per il secondo giorno.
Itinerario di due giorni in Provenza: secondo giorno
Lauris
Ci svegliamo con un gran sorriso stampato sul viso. La
giornata di oggi sarà lunga, ma intensa di emozioni: entusiasmo, sorpresa,
amore per la natura e meraviglia per ciò che l’uomo riesce a creare con le
proprie mani.
Prima di metterci in viaggio, dobbiamo concederci la prima
tipica colazione francese, ma uno strano rituale mi coglie di sprovvista. Prima
di farci accomodare ai tavolini del cafè provenzale, il cameriere ci spedisce
presso Le bon Pain de chez Francis, la pasticceria del paese. Così, dopo aver scelto
la colazione all’angolo con Avenue Joseph Garnier, ce ne torniamo al cafè a
gustarci una tazza di tè e il buonissimo pain au chocolat.
Isle sur la Sorgue
È domenica mattina. Ci sarà qualche mercatino provenzale nei dintorni? Facciamo una rapida ricerca e subito veniamo accontentati. La nostra prima tappa giornaliera è Isle sur la Sorgue, il borgo che incarna lo spirito più vivace della Provenza.
Il mercatino d’antiquariato
Un coloratissimo mercato di antiquariato e prodotti tipici rallegra il paesino. Tra sciarpe variopinte, jukeboxe restaurati e antichi monili di bronzo o argento, il mercato domenicale di Isle sur la Sorgue è una vera e propria miniera d’oro per chi ama frugare alla ricerca di un buon affare d’epoca.
Ma non è tutto! Bancarelle di lavanda e formaggio fresco profumano l’aria di aromi deliziosi e contrastanti. Formano un miscuglio particolare e vorrei percepirli uno ad uno, per cogliere la loro più intima essenza.
Esploriamo ancora il centro storico e ci imbattiamo nella Chiesa barocca di Notre Dame des Anges, in festosi caffè provenzali, balconi fioriti e ristorantini affacciati sull’acqua. Incontriamo anche botteghe alimentari con terrazze direttamente sui canali ed è qui che scegliamo uno dei più speciali ricordi della Provenza: una bottiglia AOC di Beaumes de Venise 2015.
I canali del fiume Sorgue
Passeggiando a lato dei numerosi canali, ricordo quella bellissima poesia petrarchesca recitare “Chiare, dolci e fresche acque”. E allora ricordo che si riferiva proprio alle acque del fiume Sorgue.
Qui, i suoi canali si intrecciano sparsi e vengono cavalcati da ponti e antichi mulini ad acqua. Ho ancora impressa la grande ruota idraulica in legno dentro il parco. Per secoli ha aiutato gli abitanti nella produzione di olio e ora conserva intatta la sua bellezza storica.
Di fronte al mercato, una lunga fila alla Boulangerie de
Sophie attira la nostra attenzione. È quasi ora di pranzo e non resistiamo alla
tentazione. Sdraiati sul prato del parco, ci riempiamo la pancia di baguettes
aux olives e croissants (uno dei più buoni mai mangiati!). Ora possiamo
sonnecchiare rilassanti sotto il cielo limpido, al dolce suono di “La vie en
rose” e dello scrosciare dei ruscelli. Questa è la pace assoluta.
Roussillon
Non è difficile immaginare il motivo del nome Roussillon, il borgo che più ci ha colpiti. Non sembra più di essere nella Provenza dalla lavanda color lilla e dai vigneti verdeggianti. Davanti a noi dominano paesaggi marziani, con picchi rossastri scavati nel tempo per ricavarne i caratteristici pigmenti ferrosi. Questa è la particolarità di Roussillon: nasce su giacimenti d’ocra.
Il “Sentiero delle Ocre” di Roussillon
Nella “Terra dell’Ocra”, Roussillon diventa un’immensa tavolozza di colori, dove 19 sfumature dominano incontrastate, dal rosa pastello, all’arancio brillante. Noi non possiamo fare a meno di addentrarci nel “Sentiero delle Ocre” ed immergerci nelle antiche realtà. Il percorso ci trasporta nel cuore delle cave e da ogni angolo, ammiro le stravaganti forme delle rocce scolpite dall’uomo. Solo i colori della vegetazione si affiancano alle falesie cangianti.
Una leggera ventata mi accarezza il viso, chiudo gli occhi e percepisco il lieve canto delle cicale. È impercettibile se non ci fai caso, ma diventa un piacevole concerto se ti fermi ad ascoltarlo. Anche il profumo dei pini ora si fa sentire e gli odori di questa terra si fanno chiari.
Il borgo “ocra” di Roussillon
Ma Roussillon non è solo “Sentiero delle Ocre”. È anche un borgo che celebra la sua cultura, l’estrazione dei pigmenti ocra. Secoli di tradizione si concretizzano nella creazione di tempere, acquerelli e matite colorate. Un piccolo museo nel centro, il “Conservatoire des Ocres” tramanda il patrimonio culturale di Roussillon, mentre ateliers artistiche celebrano il trionfo dell’ocra.
Indosso i sandali e ho ancora i piedi colorati dalla sottile
polvere arancio. Ma non importa. Vaghiamo senza meta per i vicoletti del
centro. Sull’apice della collina, le casette si mimetizzano nell’ambiente e
diventano un tutt’uno. Non solo la terra, ma anche i palazzi pubblici, il
campanile della chiesa di St. Michel e ogni angolo del centro si accende dei
suoi tipici colori.
In una giornata limpida come questa, la luce del sole
illumina Roussillon e lo trasforma nel paese più magico della Provenza.
Lacoste
La prossima meta del nostro itinerario in Provenza è Lacoste, un villaggio arroccato poco più a sud dei precedenti. Lacoste non è grande, vi abitano poco più di 430 abitanti, ma mi ha riempito il cuore.
La strada per arrivare in cima, fino al Castello del Marchese della Seda, è lunga ma ci regala scorci panoramici e piccole botteghe impreviste. Una graziosa boulangerie sembra essere stata scavata in una grotta.
Poco più in là ammiro in lontananza il paesino del giorno prima, Bonnieux. La superba vista sulla pianura si estende oltre al Monte Ventoso, fino alle Alpi. Visitare Lacoste è come fare un viaggio nel tempo. È come se il borgo non fosse mai cambiato, inalterato nei secoli.
Arrivati al “Grande abbraccio”, una statua ispirata al
Marchese, non ci resta che stendere il telo e goderci abbracciati la pace del
momento.
Gordes
Perché ho sognato tanto il viaggio in Provenza? Semplice. Sono rimasta colpita dagli scenari cinematografici del film “Un’ottima annata” di Ridley Scott. Così come Bonnieux, anche Gordes è stato teatro delle sue riprese. È dalla fama cinematografica, che nasce la sua vocazione di meta di lusso, al di fuori dei canoni provenzali. Ma la sua bellezza pittoresca non può passare inosservata.
Tra una curva e l’altra delle colline del Loubéron, all’improvviso scorgo da lontano il profilo arroccato del villaggio. È un panorama così suggestivo, che non possiamo non fermarci per fotografarlo.
Ci addentriamo nel borgo di Gordes e tra i suoi vicoletti
Già alle porte del borgo si nota il grande castello rinascimentale. È piuttosto sobrio, ma insieme alla Cattedrale svetta sulle abitazioni in pietra di Gordes. Qui tutto sempre essere rimasto intatto.
Anche la fontana al centro della piazza Genty Pantali ha un sapore medievale. Era infatti l’unica fonte d’acqua potabile del paese fino al secolo scorso, luogo di incontro per i suoi abitanti. Poso ancora lo sguardo su di essa e un non so che di famigliare mi sorprende. Ma si, l’avevo proprio vista nel film!
Ma il suo semplice fascino nascosto lo trovo attraversando l’arco ai lati della piazzetta. Vicoletti in pietra ci portano dritti verso il sentiero panoramico che percorre tutto il profilo del borgo.
Da questa terrazza naturale, ammiro lo strapiombo sul Louberon e sui Monti della Vocluse. Di tanto in tanto si aprono ristorantini e balconi affacciati proprio sulla valle. Sarebbe fantastico sorseggiare un cocktail con vista vigneti e monti, a suono delle cicale e della pace. Ma ormai la giornata volge al termine e dobbiamo cominciare a tornare verso Lauris.
Diamo un ultimo sguardo indietro alla collina su cui sorge Gordes. Le luci del tramonto colorano le sue pietre di sfumature calde, e intense emozioni invadono il mio cuore. Chissà se lo rivedrò di nuovo. Chissà se un’altra volta ricavalcheremo quelle strade così poetiche.
Il nostro itinerario di due giorni in Provenza è giunto al termine, ma…
Forse la Provenza sarà stata solo una piccola tappa di due giorni, in un torrido luglio. Forse non potrò che rivivere le sue emozioni tramite le fotografie e il ricordo. Ma quello che è certo, è che non si farà dimenticare facilmente. Lauris, la nostra casa per due giorni, e l’intera Provenza assomiglia a noi. In cerca di tranquillità, ricca di bellezza, e simpatici francesi che non negano mai un “Bonjour”. Riserverò per sempre un pezzo di cuore per lei.
Leggi anche il mio viaggio in Oman e l’itinerario di due giorni nel Chianti!
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La Provenza non è solo lavanda e il vostro viaggio, con i paesini e gli scorci caratteristici, lo dimostra. Un posto bello sa farsi amare in ogni stagione.
Vero, siamo andati in un periodo in cui la lavanda non c’era più. Ma è stata la dimostrazione che la Provenza è comunque unica!
Tutta la Provenza è bellissima ma la zona del Luberon ha qualcosa in più, forse sono proprio i paesini arroccati quasi disabitati come Lacoste o frequentati da turisti un pò snob come Lourmarin. Ovunque si respira quell’atmosfera indescrivibile tipica del Sud della Francia che io definirei semplicemente joie de vivre.
Forse è troppo prematuro…ma sto già pensando alla prossima primavera e mi piacerebbe tantissimo andare in Provenza, in corrispondenza della fioritura della lavanda.
Non è mai troppo presto per pianificare le vacanze! Credo che la Provenza con la lavanda sia unica, ma anche se noi siamo andati in Agosto, è stato altrettante meraviglioso 😊
Sono stata in Provenza con la scuola ormai molti anni fa. Ho ricordi belli ma sbiaditi e non vedo l’ora di poterci tornare di nuovo!
Sicuramente ne varrà la pena!
Sono stata in Provenza lo scorso febbraio: 2 giorni fra Marsiglia, arcipelago del Frioul e Aix en Provence. La prossima volta vorrei vedere Arles…
Avrei proprio voglia di fare un bel giro in Provenza, questa parte del Luberon con i suoi borghi è così stupenda!
Si merita! speriamo di poter viaggiare presto😊