Terra di nobili contadini, mercanti e cavalieri, colline silenziose e senza tempo, il Chianti toscano è un territorio in cui il vino fa parte della storia e ne diventa protagonista. Immersi tra i vigneti dai tipici colori autunnali, attraversiamo borghi medievali, visitiamo enoteche e castelli, veniamo ogni volta accolti dal grande Gallo nero che apre le porte del paese. Non vedevamo l’ora di regalarci due giorni nel Chianti, con un itinerario in onore dell’enogastronomia, e soprattutto dell’affascinante Chianti Classico.
Corte di Valle: l’agriturismo perfetto
Dalla camera da letto, apro la vecchia finestra, tipica di una tenuta di campagna. Gli uccellini cinguettano un soave buongiorno e una fioca luce mattutina entra nella stanza. Di fronte a me si apre un’infinita distesa di campi verdeggianti coi suoi alti cipressi svettanti tra le vigne ormai ingiallite. Sensazioni di pace invadono il torpore di un sonno ormai perduto.
Siamo arrivati la sera prima a Greve in Chianti, la soglia delle colline chiantigiane. L’Agriturismo Corte di Valle ci aspettava accogliente nonostante la tarda ora, mentre il mattino seguente, con l’abbondante colazione toscana, ci ha fatto sentire coccolati. Ma la giornata è lunga, e se desideriamo visitare tutti i paesini in programma nell’itinerario, dobbiamo affrettarci.
Itinerario nel chianti: primo giorno
Panzano in Chianti
La prima meta della giornata è Panzano in Chianti, a metà strada tra Greve e Castellina. Seguendo la famosa “Via Chiantigiana”, la sinuosa strada che unisce Firenze e Siena, attraversiamo colline sfumate di verde e ocra, e non ci vuole molto prima di cogliere il primo leggendario Gallo Nero. Si staglia sul bel panorama e da lontano notiamo il piccolo borgo medievale di Panzano.
Per arrivare nel piccolo centro, ci aspetta una breve salita a piedi. È dietro al cancello di una grande tenuta che ho i primi assaggi dell’atmosfera vinicola toscana: tini e carretti colmi di uva sostano nel giardino. Il loro profumo mi alletta le papille gustative e assaporo già il gusto del Chianti toscano
Alzo lo sguardo, vedo la suggestiva scalinata della Chiesa di Santa Maria, costruita sopra il vecchio edificio medievale. All’interno si nasconde un piccolo segreto: la torre di un antico castello più volte distrutto dalle continue lotte tra fiorentini e senesi.
La piazza principale del paese è ancora deserta, le botteghe e i negozietti ancora chiusi. Nel silenzio, tutto sembra essersi fermato a tempi antichi. Ma una piccola enoteca, affiancata dal suo ristorantino, attira la nostra attenzione. È la Cantinetta Sassolini e la sua gentile commessa ci fa assaggiare il vino della cantina, il mio primo Chianti toscano.
Radda in Chianti
Ci dirigiamo sempre più a Sud, verso la cima del colle tra Val d’Arabia e Val di Pesa. Ora non siamo più in territorio fiorentino, ma ci inoltriamo verso quello senese. Circondata da possenti mura difensive, Radda in Chianti è un paesino in pietra a misura d’uomo. Nella sua piccolezza, racchiude un fascino durato millenni. Entriamo nelle mura cittadine da un piccolo varco, la Porta Fiorentina, e una stretta viuzza disseminata di colorate botteghe e gallerie artistiche ci accoglie al nostro ingresso.
Passiamo di fianco al municipio, o Palazzo del Podestà, fino ad arrivare alla piazzetta principale con la fontana. Tutto intono a me ricorda i tempi medievali, gli edifici in pietra, e anche la chiesa centrale, la Propositura di San Nicolò, risalente al 1200. Il suo campanile? La torre dell’antico castello.
Ma Radda in Chianti nasconde anche bellezze sotterranee. Sono i suoi piccoli “camminamenti medievali”, caratteristici tunnel e gallerie di pietra dalla calma atmosfera evocativa. Come un’esploratrice, vago curiosa tra le stradine acciottolate. È davvero un pesino a sé: botteghe, Wine Bar e una particolare enoteca, Casa Porciatti, dalle bottiglie invitanti.
Volpaia
Rimontiamo in sella alla nostra macchinina e cavalchiamo colline dai vitigni ingialliti, altri arrossati, ed alcuni ancora verdeggianti. Che sensazione di pace mi travolge nel respirare l’atmosfera rurale, il cui tempo è solamente dominato dal ritmo della natura. Dalla strada collinare principale compiamo una vertiginosa svolta ad U, ed in qualche minuto la minuscola frazione di Radda è raggiunta.
Volpaia è un’oasi di tranquillità e silenzio, ma una caratteristica unica la rende inimitabile da qualunque borgo toscano: già da tempi anteriori al Medioevo, l’intera anima del paesino è dedicata alla produzione viti-olivicola. Ce ne rendiamo subito conto percorrendo gli stretti vicoletti. In una piazzetta ci imbattiamo in moderne diraspatrici e pigiatrici. Chiese sconsacrate e fabbricati del borgo ospitano tinaie e cantine, vinsanterie e imbottigliamento. Veniamo anche a sapere che nei sotterranei dell’antico castello e delle case del paese, botti e orciaie sono custodite con grande cura. Ma la la cosa sorpendente è il sotterraneo “vinodotto”, che collega tutti questi punti strategici del borgo.
Scopriamo che è proprio dentro le mura di Volpaia che nasce il Chianti Classico Riserva della Fattoria Castello, classificato come terzo vino migliore del mondo.
Ai nostri occhi dunque Volpaia si rivela nella sua più intima essenza: non solo meta turistica, ma anima della fiorente produzione Chiantigiana, cuore che tutti gli abitanti del borgo fanno battere.
Castello di Meleto
È ora di dirigerci ancora più a sud col nostro itinerario, verso Gaiole in Chianti. Dal finestrino ammiro il bellissimo territorio chiantigiano, il dominio del vino, terra di vigne, distese boschive, alti cipressi che costeggiano sentieri o entrate di imponenti case coloniche. L’orizzonte è ancora quello che ci restituiscono, a distanza di secoli, i dipinti del Tre-Quattricento toscano.
Ed è proprio il Castello di Meleto a salutarci per primo al nostro arrivo a Gaiole in Chianti. Ma se fin dai suoi arbori medievali era protagonista di numerose imprese guerresche, ora il Castello di Meleto è una perfetta polifonia di passato e presente, tradizione e modernità, conservando l’autenticità toscana.
La cantina del castello
Appena entrata nel castello, noto una piccola porticina sulla sinistra. Dietro di essa, un umido tunnel ospita un’infinita distesa di bottiglie. È il famoso Chianti Classico e ce ne sono di tutte le annate: dalle più giovani, fino alle più rare, quelle del lontano ’68. Tra l’entusiasmo generale del mio amante di vini, ci addentriamo ancora di più in quella galleria rivelatasi la vecchia cantina del castello. Fotografie in bianco e nero immortalano i momenti della raccolta dell’uva, la cui vendemmia avviene 70% manualmente.
Le immagini ci accompagnano fino alla scoperta delle grandi botti in legno di rovere. Ma la galleria è anche un museo di antichi strumenti vinicoli, logorati dal tempo, ma perfetti per immergerci nel passato.
La cantina sbuca infine alla moderna enoteca dove degustiamo alcuni dei vini del castello, concedendoci come ricordo un Chianti Classico 2016, Sangiovese 100%, dal particolare aroma fruttato.
Osservo il fluttuante orizzonte dal retro del castello: oltre mille ettari di terra, centosessanta dedicati ai vigneti. Quella sottile linea tra cielo e collina pare senza fine. Il sole è ancora alto nel cielo, il suo calore ci scalda il corpo. Sento il profumo di un roseto vicino, la mente comincia ad annullarsi e manca solo una dolce melodia per raggiungere uno stato di quiete assoluta. Sulle note di Frank Sinatra, concludiamo la nostra dolce visita.
Castello di Brolio
Questa intensa giornata non è ancora finita e un’ultima tappa siamo curiosi di vedere: il Castello di Brolio. Dopo una breve salita a piedi, il grande maniero si innalza davanti a noi e subito si notano le tracce delle diverse epoche storiche: i bastioni fortificati medievali, qualche inserimento romano e neogotico, fino a quelli dell’Ottocento toscano.
Ormai si avvicina l’ora del tramonto e rinunciamo alla visita del castello, anche se una coppia di ragazzi, dall’alto della torre, attira la nostra attenzione suonando fragorosamente la campanella appesa alla facciata principale.
Passiamo le ultime ore della giornata ammirando i vitigni della famiglia Ricasoli, sullo sfondo delle prime luci della sera. Le morbide colline si estendono a vista d’occhio, le sfumature si alternano tra il giallo, l’ocra e il verde dominante. È da tutta questa immensità che nascerà il vino “Castello di Brolio”, con le migliori uve di Sangiovese e Abrusco. Ma è l’esposizione a sud/sud-ovest dei vigneti e la loro altitudine compresa tra i 400 e 500 metri a rendere così ricco di profumi e sensazioni il vino del “barone di ferro”.
La nostra giornata è finita, piena di emozioni, tranquillità e nuove scoperte. Non ci resta che dare la buonanotte alla meravigliosa natura toscana. Ma non prima di una deliziosa cena a Poggibonsi, nelle vicinanze di San Giminiano, concedendoci naturalmente due calici del nettare color rubino.
Itinerario nel Chianti: secondo giorno
Greve in Chianti
Il risveglio tra le colline chiantigiane è più dolce che mai e per assaporare pienamente lo spirito della regione ci gusteremo una bella colazione nel centro del paese. Non abbandoniamo però Corte di Valle prima di regalarci una delle bottiglie di loro produzione.
È domenica mattina e la graziosa piazzetta triangolare di Greve in Chianti è animata da un’allegra folla. Passeggiamo sotto i portici che incorniciano Piazza Matteotti. A vegliare su di lei, la statua dell’esploratore Giovanni da Verrazzano e ovviamente il simbolico Gallo Nero.
Camminando sotto le arcate, notiamo una particolare bottega: è l’Antica macelleria Falorni, già “Antica” nel lontano ‘800. Dalla sua grande vetrata sembra un piccolo museo. Prosciutti appesi, catene di salsiccia fresca e salami, ma anche carni di cinghiale e l’immancabile fiorentina toscana, testimonianza di un passato che affonda le sue radici nel mestiere del macellaio.
Poco più in là ci imbattiamo nella Bottega dell’Artigianato, dove cestini intrecciati a mano e oggettini in legno la fanno da padrona. Non mancano neppure le enoteche, ma finalmente ecco che intravediamo la salvezza: una golosissima pasticceria dove assaggiamo di tutto, dai cantucci toscani, alla tipica schiacciata con uvetta. Che bontà!
Lamole di Lamole
Non resteremo tutta la giornata nel Chianti. Abbiamo un’altra meta in mente: il panino dell’Antico Vinaio a Firenze e data l’occasione, non possiamo lasciarcelo sfuggire!
Tuttavia è da venerdì sera che abbiamo un chiaro obiettivo nella mappa: la cantina Lamole di Lamole. Siamo rimasti affascinati dal suo Chianti 2014 che accompagnava i bignè salati al tartufo e pecorino all’osteria del Gallo Nero.
Percorriamo una decina di chilometri in mezzo a boschi di faggi, roveri e conifere. Saliamo dal fondovalle del Greve, il fiume del paese, e dopo una serie di curve infinite raggiungiamo il borgo di Lamole. Da qui rimiriamo un panorama mozzafiato e cominciamo ad intuire la probabile origine del nome: deriva da quelle “lame” di terra che ne percorrono il profilo, calanchi disegnati dall’azione degli agenti atmosferici nel corso di millenni.
Se all’inizio ci sembrava desolata, poco dopo veniamo accolti dall’esperta enologa della cantina e insieme ci tuffiamo alla scoperta dei suoi Chianti Classici. È qui che si custodisce la “memoria storica” di Lamole di Lamole, decine di bottiglie risalenti alle vendemmie passate. Eh si, si coltivano gli autoctoni del Chianti: sangiovese, canaiolo, malvasia nera e trebbiano toscano, quest’ultimo riservato per un ottimo Vino Santo. Non è facile la scelta, ma alla fine optiamo per una bottiglia annata 2016, la più buona dell’ultimo periodo.
Siamo arrivati alla fine del nostro itinerario nel Chianti, ma non lo scorderemo facilmente.
La bottiglia di Lamole di Lamole è ancora nella cantinetta, insieme alle altre due di Chianti Classico. Le lasciamo invecchiare qualche anno, ma non solo. Le guardiamo e ci ritorna tanto alla memoria: le verdi colline e i miei passi di danza leggermente accennati sul retro del Castello di Meleto, la mia spettacolare caduta all’indietro e la lunga strada fino a Lamole di Lamole, di cui ancora la vera pronuncia rimane a noi misteriosa. Ricordo l’entusiasmo all’apparizione improvvisa di ogni Gallo Nero e anche al primo assaggio di quegli spettacolari gnocchi al tartufo.
E infine, l’ultima sensazione che completerà questo viaggio la troveremo in quel giorno futuro. Stapperemo insieme, io e te, una di quelle bottiglie al sapore fruttato, sentiremo le violette, le rose, il cardamomo e le foglie di tabacco, magari assaporando quel piccione ai ribes e miele. E per quella speciale occasione potremo dire di aver rivissuto completamente il nostro viaggio nel Chianti.
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Adoro questa zona ed il vostro itinerario è semplicemente bellissimo soprattutto perché oltre a paesaggi incantati comprende enoteche e sale degustazioni che incontrano decisamente i miei gusti!
Si, il mio ragazzo è un amante dei vini e in queste occasioni non possiamo certo farci scappare enoteche e degustazioni!
I miei vivono tra la Val di Chiana e la Val d’Orcia, eppure conosco davvero poco il Chianti. Ci sono stata varie volte, ma solo di passaggio. Comunque mi sono innamorata della porta con il gallo antropomorfo!
Si! Era nel nostro agriturismo. Un pezzo di rara bellezza 😜😂
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